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La fede che più amo (+)

Prodotto nel 2012 durata 7' 00''

Realizzazione di: Roberto Tibaldi
Altri collaboratori: Voce narrante di Roberto Leone
Fotografi, artisti grafici: Immagini: Ferdinando Fasolo, Mauro Minotto, Angelo Tassitano, Roberto Tibaldi, Marco Turetta
Audio: musica di L. W. Beethoven, sonata per pianoforte op. 109

Quando e perchè si fa una multivisione? bella domanda… e se la multivisione è un mezzo per comunicare la stessa domanda si potrebbe esprimere come “quando e perchè comunicare?” Sicuramente chi fa multivisione è spinto alla produzione di un opera da mille motivazioni. Tralasciando le multivisioni professionali, in cui BISOGNA parlare anche se non si avrebbe niente e nessuna voglia di dire, possiamo elencare la classica: “sono tornato da un viaggio e lo voglio raccontare senza far dormire” , ci può essere la voglia di trasmettere una emozione provata all’ascolto di un brano musicale, visualizzare un concetto, un testo poetico. A volte può essere un fatto importante della nostra vita, sia esso bello o brutto, la molla scatenante e spesso sono i momenti difficili – che sono anche i più numerosi – a generare in noi il desiderio di “farli uscire da noi stessi”, quasi per esorcizzarli. Diceva Don Mazzolari “I momenti di felicità vera nella vita li possiamo contare, quelli di difficoltà sono continui”, dunque il materiale non manca. Lessi per la prima volta “Il portico del mistero della seconda virtù” in un monastero cistercense francese quando avevo 19 anni, dove passai due mesi e mezzo per “decidere cosa fare della mia vita”. Furono mesi intensissimi in cui divorai decine di libri molto profondi e attraverso essi conobbi alcuni autori che hanno segnato la mia vita, il mio modo di essere e di comportarmi, le mie scelte future. Potrei citare tra i miei “amici più cari” Charles de Foucauld, Carlo Carretto, Teresa di Lisieux, Thomas Merton, Albert Schweitzer e tanti altri, e sicuramente Charles Peguy, mistico francese di fine ottocento. Tra le molte sue opere questa è quella che più mi è rimasta impressa nello spirito e che mi ha sempre accompagnato in questi anni. Si tratta di un lungo trattato sulla seconda virtù teologale, la SPERANZA, che, recita Peguy, è sicuramente la più difficile, ma che è anche la più gradita a Dio, senza la quale le altre due (La Fede e la Carità) non potrebbero sussistere. Ne ho avuto prova più di una volta nella mia vita di credente in cui la mia Fede è sempre messa alla prova, la Carità lascia spesso a desiderare, ma la SPERANZA è la vera sfida di tutti i giorni. Dunque mi canto interiormente spesso questo testo e con questa multivisione non ho altro scopo che quello di fare conoscere anche ad altri l’opera di Charles Peguy.

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