Carissimi amici, martedi 2 giugno si è conclusa ad Asolo l’ottava edizione di Fantadia. Terminato un evento si assapora sempre un po’ di nostalgia e il ricordo prevale sul presente, ma la fine di un momento apre sempre l’inizio di un futuro e il futuro è pieno di stimoli e di voglia positiva. Questa edizione è stata forse una delle piu’ affascinanti della storia del festival, piena di novità artistiche, di innovazioni tecnologiche e soprattutto di fattiva condivisione da parte di tutti i partecipanti che spero abbiano vissuto un senso di appartenenza al festival come ad una grande famiglia che si basa principalmente sul rispetto, sulla condivisione e sull’amicizia profonda. Dovrei raccontarvi cio’ che è successo nel dettaglio, ma come ben sapete è sempre molto difficile parlare di multivisione, o raccontare un concerto o parlare di una proiezione sulle strutture, forse la cosa migliore per far comprendere le sensazioni emotive presenti a chi non è potuto venire al festival è quello di pubblicare una mail di Grazia Gamba che con un suo bellissimo scritto ha raccontato cio’ che ha provato ad Asolo, pensiero che, spero, possa essere presente in tutti gli ospiti di Fantadia.
Francesco Lopergolo
DEDICATO A…
Riflessioni al ritorno da Fantadia
Dedicato a chi non ha potuto, o voluto esserci…
Dedicato a chi c’era e si porta nel cuore un’esperienza come questa…
Dedicato a chi non capisce, non ha ancora capito, o non capirà mai che cos’è la multivisione, che cosa vuol dire SENTIRE qualcosa dentro e aver voglia di farlo uscire, di farne partecipi gli altri…
Dedicato a chi non riesce più ad attraversare una piazza attorniata da belle facciate di suggestivi palazzi, in borghi raccolti, senza immaginare una multivisione su quelle facciate…
Dedicato a chi si trova a pensare al muro di una rocca, di un castello come ad un grande schermo, a chi SENTE la musica e pensa a quali immagini potrebbero danzare su quel ritmo, VEDE figure muoversi, si sente da esse rapito e trasportato in un altro mondo…
Dedicato a chi c’era, anche se per esserci ha dovuto affrontare problemi o disagi…
Dedicato a chi c’era, anche se viveva momenti particolari, per i quali avrebbe forse preferito la tranquillità dell’isolamento che il contatto con gli altri…
Dedicato a chi c’era con la sua presenza costante, a chi c’è sempre stato, a chi ormai ne fa parte quasi di diritto e ne è fra le colonne portanti…
Dedicato a chi c’era per la prima volta… a chi è rimasto affascinato e a chi è rimasto deluso…
Dedicato a chi c’era come autore e a chi c’era come semplice spettatore…
Dedicato a chi, anche stavolta, ci ha insegnato qualcosa, a chi, con la sua pazienza e semplicità, ci ha chiarito tanti dubbi, ha risposto a tante nostre domande, ha anticipato quelle che gli avremmo rivolto con le accorate telefonate successive per richieste di aiuto…
Dedicato a chi alla rocca è salito a piedi e a chi non ce l’ha fatta…
Dedicato a quel nutrito gruppo di persone che, con pass rosa shoking appeso al collo, ha pacificamente invaso Asolo e ha vissuto quattro giorni in una quasi continua simbiosi di momenti condivisi, dalla prima colazione fino a quella cena a tarda notte, cui si arrivava stanchi e affamati ma sempre entusiasti, sempre gioiosi, carichi di emozioni sempre nuove…
Dedicato a chi ha saputo conversare brillantemente con gli stranieri e a chi… no! E anche a chi ha preziosamente contribuito facendo da tramite e da traduttore…
Dedicato a chi non teme di esprimersi a gesti, pur di farsi capire in una lingua che non è in grado di padroneggiare, ma non rinuncia ad esternare la propria ammirazione nei confronti di lavori che hanno profondamente fatto vibrare le corde più intime…
Dedicato a chi al rientro, al lavoro di tutti i giorni, nelle normali attività quotidiane, dovrà fare uno sforzo, quasi una violenza su se stesso, per essere concreto e non sognatore, per essere produttivo e non creativo, per parlare con persone che non apprezzano le forme artistiche nuove e diverse, ma dovrà fingere di essere con la pianta dei piedi ben attaccata al terreno, proprio come lo sono loro. E non potrà permettersi di far trasparire dal proprio sguardo la sottile vena di compassione che prova nei confronti di chi non riesce a “staccarsi”, a liberare la fantasia, a sognare…
Dedicato a chi porterà per molto tempo nel cuore le stradine in salita di “uno dei borghi più belli d’Italia”, i suoi balconi fioriti, i portici animati, il teatro Duse e il castello, le piazzette e la rocca, le ville settecentesche di cui il territorio è disseminato…
Dedicato a chi, la sera di lunedì, ha avuto la fortuna di salire sulle mura della rocca prima che giungesse il divieto di farlo ed ha assistito a uno spettacolo mozzafiato, è rimasto senza parole, rapito da quel dipanarsi tutto attorno di verdi gomitoli, da quella visione a 360 gradi dei colli che circondano Asolo, con le morene frastagliate, con i tetti della cittadina sottostante, e poi via via, a perdita d’occhio, per arrivare a spingere lo sguardo fino a scorgere in lontananza Venezia…
Dedicato a chi ha organizzato tutto questo e anche a chi ha collaborato alla sua realizzazione e alla sua riuscita…
Dedicato a chi è ancora capace di stupirsi, di emozionarsi… a chi cerca ancora una dimensione “AD UN PASSO DAL CIELO”… a chi ripercorre interiormente la propria visione del tempo, il rapporto tra il tempo e la vita…
Dedicato a chi, nelle diverse visioni e simbologie legate ai differenti significati del tempo, ha trovato modo di riconoscersi, di riflettere il proprio io, la propria storia…
Dedicato a tutti noi che c’eravamo e che da questa esperienza torniamo un po’ più ricchi e un po’ più carichi, un po’ stanchi forse, ma con una riserva di prezioso entusiasmo…
Dedicato a tutti voi, grandi nella vostra sensibilità artistica e nella capacità di suscitare emozioni con il potere evocativo della musica e delle immagini…
Questa è una dedica da parte di chi non può competere con voi e si deve accontentare di affidare le proprie emozioni al potere della parola scritta…
Grazia